Dalla burocrazia all’arte: gli Uffizi

La storia di un mito.

Nel 1559,  dopo la resistenza finale dei senesi, Cosimo I de’ Medici [Fig. 1], conquistò anche il loro ultimo baluardo che godeva della protezione francese: Montalcino.

Fig. 1, Bronzino, Cosimo I de’ Medici, 1545

Il duca fiorentino era  riuscito così  a dar vita ad uno stato regionale che aveva come capitale Firenze. Raggiunto il nuovo assetto governativo, Cosimo I desiderava unificare le più importanti magistrature fiorentine in un unico imponente edificio; tutti gli uffici pubblici (da qui il nome Uffizi),  dovevano abbandonare le rispettive vecchie sedi dislocate per la città, per confluire in un luogo che sarebbe diventato il nucleo amministrativo e giudiziario di Firenze; l’apparato burocratico del governo fiorentino avrebbe assunto così un carattere più ‘visibile’, razionale e funzionale, dimostrando in maniera tangibile il prestigio ed il potere medicei. 

Il palazzo venne costruito, riscontrando numerosi problemi di ordine tecnico, a partire dal 1560, e al suo interno fu inglobata l’antica chiesa romanica di San Pier Scheraggio (secolo XI),  della quale si possono vedere  alcune testimonianze sul lato di via della Ninna [Fig.2].

Fig. 2, Chiesa di San Pier Scheraggio (resti), via della Ninna, tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi, Firenze

All’interno della navata centrale di San Pier Scheraggio (unico ambiente rimasto dell’antica costruzione, incluso nel corpo architettonico degli Uffizi dal XVI secolo), è conservato il Ciclo di Uomini e Donne illustri (bellissimo) di Andrea del Castagno, ciclo di affreschi che decorava la loggia di Villa Carducci Pandolfini a Legnaia, e che fu staccato nel 1847.

La progettazione e la realizzazione della sede degli  Uffizi furono affidate a Giorgio Vasari [Fig.3], architetto di fiducia del duca Cosimo I – nonchè suo grandissimo adulatore – che riuscì a formulare una costruzione pratica e modulare, cioè scandita dalla ripetizione di schemi architettonici: moduli.

Fig. 3, Giorgio Vasari, Autoritratto, 1571-1574

I nostri occhi colgono infatti una sequenza di loggiati e finestre che danno ritmo e grandiosità all’insieme. Una teoria continua di forme che si ripetono [Figg.4, 5].

Fig. 4, Uffizi, Firenze

Fig. 5, Uffizi, Firenze

L’ordine tuscanico, con gli architravi al posto degli archi sulle colonne che stanno alla base [Fig. 6] e l’utilizzo della pietra serena che si anima leggera e pittorica sull’intonaco bianco, secondo la più attenta tradizione fiorentina, si rivelano un perfetto esacamotage estetico; infatti l’intero complesso appare estremamente arioso, sospeso, nonostante la modularità degli elementi che, con la loro ripetizione continua, tendono a creare una certa pesantezza visiva, un equilibrio estremamente rigoroso ma soffocante.

Fig. 6, Uffizi, Firenze

L’edificio è caratterizzato da due lunghi, elegantissimi corpi di fabbrica porticati, che corrono parallelamente da piazza della Signoria fino alla riva dell’Arno, formando un lungo piazzale tra di essi. A raccordare i due bracci, un corpo che fa da fronte, affacciato direttamente sul fiume; la magnifica serliana centrale – un arco a tutto sesto affiancato ai lati da aperture architravate simmetriche – crea un collegamento ‘vuoto’ e vibrante tra il cuore della città, Palazzo Vecchio, e l’altro suo cuore, l’Arno [Fig.7]. In questa facciata ‘esterna’ bagnata dal sole, le paraste, pilastri verticali che sporgono da una parete, creano timidi e sottili giochi di movimento chiaroscurale [Fig. 8].


Fig. 7, Uffizi, Firenze

Fig. 8, Uffizi, Firenze

Nel 1565 si celebrò l’unione tra il granduca Francesco I (figlio di Cosimo I) [Fig.9] e Giovanna d’Asburgo, arciduchessa d’Austria e prima granduchessa di Toscana [Fig. 10]. In occasione della nozze, Cosimo I commissionò a Vasari la realizzazione del celebre Corridoio [Figg. 11, 12, 13] che tuttora collega Palazzo Vecchio, gli Uffizi e Palazzo Pitti: i punti nevralgici del potere mediceo.

Questo passaggio sospeso fu costruito in un tempo brevissimo: cinque mesi. Lungo all’incirca un chilometro, fu elaborato e costruito per consentire al granduca e a tutti i suoi protetti, di potersi spostare segretamente e agevolmente (senza contatti con il mondo esterno),  nei propri palazzi: la sede del governo fiorentino (Palazzo Vecchio), la sede amministrativa (gli Uffizi) e Palazzo Pitti, la nuova residenza privata acquistata nel 1549 da Eleonora di Toledo [Fig. 14], moglie di Cosimo I.

Fig. 9, Alessandro Allori, Ritratto di Francesco I de’ Medici, 1570-1575

Fig. 10, Giovanni Bizzelli, Giovanna d’Austria e suo figlio Filippo de’ Medici, 1586

Fig. 11, Giorgio Vasari, Corridoio, 1565

Fig. 12, Corridoio Vasariano (interno, Collezione di autoritratti)

Fig. 13, Giorgio Pomella, Disegno del percorso del Corridoio Vasariano a Firenze

Fig. 14, Bronzino, Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni, 1545

Attualmente il Corridoio è chiuso. Verrà riaperto, completamente restaurato grazie ad un importante stanziamento economico, nel 2021; nel 2016 è stato chiuso per motivi di sicurezza. Purtroppo non ospiterà più lo straordinario repertorio figurativo degli autoritratti, repertorio che era diventato quasi il simbolo del Vasariano: tutti gli sguardi che, nel silenzio ovattato di quello star sospesi sulla città, accompagnavano il percorso, erano davvero emozionanti. Il nuovo allestimento museografico previsto dal direttore Eike Schmidt, sarà senza dubbio uno spettacolo nuovo, bellissimo da vivere. Attendiamo.

Nel 1581 Francesco I stabilì che nella galleria superiore degli Uffizi venissero collocate le opere d’arte che facevano parte della ricchissima collezione medicea: nacque così la Galleria delle Statue all’interno del palazzo della burocrazia fiorentina!

Bernardo Buontalenti (autore della straordinaria Grotta Grande del Giardino di Boboli), nel 1583 creò la  famosa Tribuna [Figg. 15, 16] un ambiente ottagonale posto all’interno degli Uffizi, nato secondo un intenso e raffinato programma decorativo ‘cosmologico’, che riflette perfettamente il panorama culturale umanistico neoplatonico in cui si erano formati gli artisti ed i loro potenti e facoltosi committenti: i Medici.

Figg. 15, 16, Bernardo Buontalenti, Tribuna, 1583 (interno ed esterno), Uffizi, Firenze

Nel 1737 Anna Maria Ludovica de’ Medici [Fig. 17], unica figlia del Granduca Cosimo III, chiamata Elettrice Palatina perché vedova di Giovanni Carlo Guglielmo, principe elettore del Palatinato, come ultima discendente della famiglia Medici stipulò una fondamentale, illuminata convenzione per vincolare in maniera indissolubile le collezioni artistiche fiorentine alla città di Firenze.

Fig. 17, Jan Frans van Douven (1656-1727 ), Ritratto dell’Elettrice Palatina, Anna Maria Ludovica de’ Medici

Nel terzo articolo del Patto di Famiglia, la sensibile ed accortissima Elettrice, stabiliva quanto segue:

La Serenissima Elettrice cede, dà, e trasferisce al presente a Sua Altezza Reale [Lorena] per lui, e i suoi successori Gran Duchi, tutti i Mobili, Effetti e Rarità̀ della successione del Serenissimo Gran Duca suo Fratello, come Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioie, ed altre cose preziose, siccome le Sante Reliquie e Reliquiari, e lor Ornamenti della Cappella del Palazzo Reale, che Sua Altezza Reale si impegna di conservare, a condizione espressa che di quello è per ornamento dello Stato, e per utilità̀ del Pubblico, e per attirare la curiosità̀ dei Forestieri, non ne sarà̀ nulla trasportato, o levato fuori della Capitale, e dello Stato del Gran Ducato.”

In realtà alcune opere, nel tempo, sono state trasferite a Roma o altrove, ma il Patto di Famiglia ha comunque tutelato i beni degli Uffizi (e di Firenze) durante le famigerate requisizioni francesi effettuate dal Generale Bonaparte nel 1799.

Noi italiani digeriamo a fatica il fatto di dover andare a far visita a Monnalisa a Paris… E se con lei ci fossero anche Flora e Venere, oh, sarebbe inammissibile!

Lucia Borri

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